Oggi lo spazio abitativo ha molte forme diverse: negli anni sono cambiate dimensioni, forme, qualità e si aggiungono caratteristiche sempre nuove. La casa rimane il luogo in cui si insedia la famiglia, anche se le tipologie di famiglia sono aumentate; inoltre non dobbiamo dimenticare che una parte della popolazione mondiale vive secondo il principio del nomadismo, in case temporanee o alberghi. È quindi impossibile definire un unico modello di illuminazione che si adatti a tutte queste situazioni; per cui è importante comprendere i valori che la luce può avere all’interno della casa, nel rapporto tra uomo e spazio, cercando di rimediare alle carenze architettoniche. Infatti, se la luce naturale è sempre stata una fonte di ispirazione, la luce artificiale è relegata ad un ambito tecnico. Solo la sera, solitamente abbiamo bisogno della luce artificiale; ma sono proprio le ore serali e notturne in cui le nostre abitazioni sono maggiormente vissute. La luce, sia del sole o artificiale, produce le ombre, parti semicoperte o poco visibili se non addirittura non visibili.
Chi progetta l’illuminazione, deve lavorare sulle polarità alla ricerca della loro armonia.
L’oscurità da sempre è vista come una privazione per ogni forma di vita; ma oggi si scopre che il valore positivo è nel nesso ciclico tra luce ed oscurità. La casa è al centro di questa ciclicità: tra le mura domestiche l’uomo inizia e conclude la sua giornata, è quindi attivo nelle ore di buio o penombra. Per questo motivo bisogna creare le condizioni affinché l’illuminazione diventi una risorsa per l’uomo. La fase iniziale del progetto di illuminazione consiste infatti nello studio degli effetti visivi prodotti dalle interazioni tra le fonti che irradiano luce e le superfici, i corpi, i volumi, che configurano lo spazio interno.